Lea è in camera con Marco, il suo fratellino, quando decide di chiamare al telefono Zaccaria, un compagno di scuola; frequentano la stessa classe da sempre e sono buoni amici. I due si raccontano come stanno passando l’isolamento. Zaccaria, che è musulmano, spiega alla bambina che è iniziato il Ramadam, uno dei periodi più importanti per la loro religione, anche se, a causa della quarantena, è un po’ diverso dagli anni scorsi. Lea gli conferma che anche per lei e la sua famiglia, la Pasqua trascorsa da qualche settimana, è stata differente dal solito, ma comunque bella. I due bambini parlano piacevolmente per una mezz’ora, felici di poter condividere quanto stanno vivendo; intanto Marco se ne sta appiccicato alla finestra. “Ho sentito dire alla tv che questo virus ci ha reso tutti uguali”, dice Zaccaria a Lea.
“Io non mi sono mai sentita diversa da te; è un problema degli adulti questa cosa. Mica perché preghiamo in modo diverso o mangiamo cibi differenti, questo ci fa essere meno amici! Inoltre serviva un virus per capire una cosa tanto banale?”, aggiunge la ragazzina. Zaccaria conferma che a volte gli adulti sono proprio strani. “Ora siamo anche troppo uguali….”, borbotta Marco. Sentendolo lamentarsi, la sorella saluta l’amico al telefono e si avvicina. “Che cosa stai guardando così attentamente?”, gli chiede. “Sto cercando di capire se mi piace ancora come un tempo guardare fuori”, risponde Marco. “Non ho capito che vuoi dire..” “Insomma, prima mi divertivo un sacco. Le auto che viaggiavano su e giù erano tutte diverse, dai mille colori e sul marciapiede c’erano persone che s’incontravano e si sorridevano, altre che portavano a passeggio i propri cani e ancora bambini che sfrecciavano con le loro bici o con gli skate. Ora non c’è più divertimento. Passa poca gente e mi sembrano tutti uguali con la mascherina”, sbuffa Marco. “Hai ragione”, dice Lea; poi provando a sollevare l’animo del fratellino aggiunge, “Perché non proviamo a fare un gioco insieme? Facciamo a chi indovina più persone tra quelle che passano con la mascherina”.
Marco accetta e entrambi si posizionano davanti alla finestra. Dopo poco però si stancano del gioco appena inventato: è troppo difficile riconoscere i vicini dietro la mascherina e soprattutto passa davvero poca gente. Così i due bambini tornano in salotto per vedere un film. Quando li vede arrivare, la mamma chiede il motivo delle loro facce annoiate; fratello e sorella raccontano del gioco inventato da Lea e di come non abbia funzionato. Marco aggiunge che quando potrà uscire di nuovo, non gli piacerà andare per strada: “Non riconosco nessuno e la via mi fa anche un po’ paura; non è più la stessa”. Lea guarda il fratellino e non riesce a dargli torto; non prova la stessa paura, ma di certo non le piace l’idea di incontrare persone tutte uguali dietro la mascherina e non sa neppure che effetto può fare a lei mettersene una. La mamma non sa davvero che cosa inventarsi questa volta; così decide di telefonare a Imma, sua buona amica e catechista di Lea, e le racconta l’accaduto. La giovane donna dice che penserà a qualcosa per l’incontro di catechismo con i bambini che terrà online il giorno dopo. Il pomeriggio successivo la super catechista apre il collegamento con tanto di mascherina.
Lea, si volta verso la mamma con fare interrogativo, mentre Marco esplode in una sonora risata; a dire il vero non è il solo. Sono in tanti tra i ragazzini collegati a sorridere ed è Pietro, il più vivace a chiedere: “Imma perché stai con la mascherina? Mica siamo vicini che devi portarla”! “Volevo solo fare qualche prova; cosa vedete?” “Vediamo solo i tuoi occhi”, risponde Pietro “E come vi sembrano? Sono diversi?”, chiede la catechista Lea da buona osservatrice risponde: “Direi di no, sono allegri come al solito”. “Vi faccio paura?”, continua Imma. “Proprio no!”, risponde un po’ sbruffone Pietro. “Paura no, ma strano di certo”, aggiunge Lea. “Ok; ma pensate che la mascherina che indosso cambi quello che provo per voi o quello che sono io?”, insiste la catechista. “Mmmh …. no!”, dice la vocetta di Marco alle spalle di Lea, “Forse è un po’ come a carnevale, sotto il costume siamo sempre noi”. Imma sorride; l’esperimento sta riuscendo. “Bene ragazzi; ora la posso togliere! Tra poco potremo uscire e forse la mascherina ci farà sentire un po’ strani, ma di certo non cambierà ciò che proviamo e ciò che siamo. Direi che anzi dimostra quanto bene ci vogliamo, visto che serve a proteggere non solo noi ma anche gli altri. Diciamo che indossarla è un gesto d’amore un po’ diverso dal solito, ma comunque molto importante. Ci sono modi di stare insieme, di volersi bene e di essere amici, differenti da quelli a cui siamo abituati, ma questo non cambia l’amore che proviamo gli uni per gli altri”. Poi Imma continua: “Accadde anche a Gesù, poco prima di essere condannato; sapendo che avrebbe dovuto lasciare i suoi amici, disse loro delle parole molto belle, per fargli capire che l’amore li avrebbe comunque tenuti sempre uniti, anche se in un modo diverso. Li rassicurò che se avessero continuato a seguirlo li avrebbe portati vicini, vicini al Padre. Sentite cosa dice il Vangelo di domenica:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
“Gesù vuole dire anche a noi di non avere paura; soprattutto ora che dovremo uscire restando lontani e con la mascherina!”, dice Lea per prima, al termine del Vangelo. “Bravissima. Lui non ci lascia soli. È il Maestro che indica la VIA sicura: quella dell’AMORE. Ricordate: non c’è mascherina che possa fermare il bene”, risponde la catechista. “Hai ragione Imma; il mio papà va a portare la spesa ai nonni tutte le settimane e noi inviamo loro dei biglietti. Insomma neppure il virus ha fermato l’amore vero”, aggiunge Pietro convinto. “Esatto; potranno cambiare i modi e i tempi, ma se seguiamo Gesù saremo sempre sulla via giusta e sapremo riconoscerci e volerci bene anche attraverso la mascherina”, dice ancora la catechista, “Riguardo a questo ho un’attività da proporvi. Sapete bene che le strade hanno dei cartelli che ci aiutano a percorrerle in sicurezza. Se Gesù è la VIA dell’amore quali saranno i segnali stradali che vuole darci?”. “Tutte le indicazioni che ci aiutano ad andare d’accordo, a volerci bene e a restare accanto a Lui”, dice di nuovo Pietro. “Perfetto allora costruite voi i cartelli di questa VIA dell’amore; devono essere dei veri e propri segnali stradali con indicati gesti e parole di bene o divieti che ci permettono di restare vicini a Lui e a chi abbiamo accanto. Sbizzarrite la vostra fantasia e fatevi aiutare dai genitori. Poi attaccateli in casa o nella vostra cameretta. Sarà un modo divertente per riflettere su quanto abbiamo letto insieme”. “Grande Imma; lo faremo senz’altro! E grande Gesù che traccia una VIA sicura per noi!”, rispondono i ragazzini.
RICONOSCERE – VIA – AMORE
Il tempo che stiamo vivendo ha cambiato il nostro quotidiano e anche i gesti dell’amore. I bambini possono essere disorientati da questo; diventa importante condividere con loro il fatto di riconoscere in Gesù l’amico che non lascia mai soli e che rende sicura la VIA perché è lì ad attenderci. La storia di Lea ci offre qualche spunto da cui partire per parlarne.
SEGNALETICA DELL’AMORE.
Proviamo ora a lavorare alla segnaletica d’amore, proposta nella storia dal personaggio della catechista Imma. Realizziamo insieme ai nostri bambini dei veri e propri cartelli stradali. Dovranno essere segnali con indicazioni su gesti d’amore che uniscono o con divieti su parole e comportamenti che allontanano dagli altri e da Gesù. Ogni via ha i suoi segnali; la via del Maestro ne ha di veramente speciali.
Perché non rifletterci giocando insieme?
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