Una quaresima speciale
Don Luca è fermo sulla porta dell’oratorio con le braccia conserte e il sorriso che lo contraddistingue. Giulia arriva insieme al resto della sua classe di catechismo e il parroco saluta tutti in modo caloroso. La ragazzina nota che ha la tipica espressione di quando ha in mente qualcosa di strano; lei e i suoi compagni ci sono abituati ormai e hanno imparato ad apprezzare il modo originale che don Luca ha di parlargli di Gesù.
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Certo a volte c’è qualcuno tra i compagni che fa qualche battuta, ma la maggior parte del gruppo gli vuole un gran bene proprio perché si capisce che crede fortemente in quello che dice e anche perché non perde occasione, anche quando è arrabbiato, per far capire che tiene molto ai suoi ragazzi. Quel giorno don Luca annuncia che parleranno della Quaresima ormai imminente; Giulia se lo aspettava, anche perché hanno seguito sempre il calendario liturgico durante i loro incontri. Dopo l’annuncio del tema don Luca invita tutti a seguirlo nel piccolo giardino della casa parrocchiale; il mormorio che segue non fa esitare un istate il don che, arrivato davanti a un pezzo di terreno, chiede ai ragazzi di aiutarlo a ripulirlo da erbacce e sassi, per piantare come si deve alcuni bulbi per la primavera. Se all’inizio il mormorio è lieve, ora non solo diventa più forte e insistente, ma domande e lamentele si sprecano tra i ragazzi: “Ma che c’entra tutto questo con la Quaresima?” Don Luca sembra non ascoltare e senza rispondere allunga ai ragazzi guanti e rastrelli per mettersi al lavoro.
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Sotto un bel sole e un cielo azzurro chiaro, il gruppo comincia a lavorare il terreno scambiandosi sguardi perplessi; ogni tanto Giulia osserva il parroco e vede che lavora di buona lena senza mai interrompersi. I ragazzi passano il pomeriggio a ripulire il terreno dalle tante erbacce e dai sassi che di volta in volta affiorano; c’è chi lavora molto con le mani e chi con il rastrello. La perplessità iniziale ha lasciato spazio alla voglia di dimostrare al don che ce la possono fare. Quando dunque il pezzo di terra è ben dissodato, don Luca con i ragazzi più forti, realizza delle buche dove il resto del gruppo provvede a piantare i bulbi che poi spariscono velocemente sotto terra.
Al termine della giornata il parroco assegna ai vari ragazzi i turni per innaffiare e controllare il terreno attorno alle piantine.
L’ora di catechismo è finita e non una parola è stata detta sulla Quaresima. Il sabato successivo, superato ormai il mercoledì delle Ceneri, i ragazzi tornano all’appuntamento con don Luca curiosi più che mai di sentire se dirà qualcosa su quanto avvenuto.
“In verità, in verità vi dico: se il seme caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”, inizia il parroco. Giulia e i compagni non capiscono cosa voglia dire e allora il don prosegue:
“Così ha scritto Giovanni nel suo Vangelo; secondo voi chi è il seme?”
“Gesù”, risponde incerta Giulia
“Bene, Giulia; secondo te perché Giovanni fa questo paragone con il seme?”
“Penso perché Gesù muore e risorge per noi proprio come il seme che muore sottoterra per far nascere qualcosa di nuovo”, risponde un po’ più sicura la ragazzina.
“Brava Giulia! Direi che vi posso svelare che lo scorso sabato, con tutti voi, abbiamo fatto esperienza di cosa significhi vivere il tempo di Quaresima. Gesù è pronto a donarci la salvezza, ma esattamente come la terra che abbiamo preparato per accogliere i bulbi, ripulendola e dissodandola, anche noi dobbiamo prepararci ad accogliere la Pasqua liberandoci da erbacce, sassi e quanto può impedire al suo seme di crescere in noi”, dice don Luca facendo un po’ di chiarezza su quanto accaduto il sabato precedente.
“E come facciamo ad arare il nostro cuore?” esclama Marco, pensando di risultare divertente.
“Grazie Marco; hai usato una bella immagine. La Quaresima ci dà tempo e strumenti con cui arare il cuore, come hai detto tu. In questo tempo, di ben quaranta giorni, siamo infatti invitati a confessarci per togliere i pesi che ci impediscono di avvicinarci a Gesù; un po’ come i sassi che abbiamo tolto dalla terra del giardino. Siamo anche invitati a digiunare e non solo dal cibo ma anche da cose che ci distolgono dal pensare a Gesù e ai fratelli; provate a riflettere su quanto tempo dedichiamo a cellulare, videogiochi. Infine in Quaresima dovremmo esercitare ancora di più la carità verso chi è povero; è ciò che ci predispone ad accogliere la bella notizia del seme”.
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La spiegazione della Quaresima convince i ragazzi che tornati a casa la raccontarono alle proprie famiglie, coinvolgendo i genitori nell’attività di gestione dei bulbi piantati. Giulia ogni volta che vede erbacce e sassi sul terreno si ricorda che anche a lei serve un po’ di pulizia dell’anima e quindi va a confessarsi o a fa qualche rinuncia per dedicare un momento in più a Gesù; inoltre in tanti tra i ragazzi decidono di proporsi spontaneamente a don Luca per andare con lui a fare visita agli ammalati della parrocchia.
I quaranta giorni che seguono sono dunque veramente intensi per il gruppo.
La notte di Pasqua, terminata la Veglia, Giulia non sta nella pelle e insiste con don Luca e i suoi genitori per passare per il giardino della parrocchia prima di andare a casa. È buio pesto ma aiutandosi con la torcia del cellulare di papà, si dirige al pezzetto di terra lavorato con il catechismo e comincia a scrutare tra le buche; nell’oscurità è difficile vedere, ma Giulia è sicura di trovare qualcosa. Sa che Gesù non può deluderla dopo
che lei si è preparata così bene alla Pasqua.
Quando ormai il papà sta per spazientirsi, Giulia vede tra le buche un germoglio piccolo ma orgoglioso che spunta dalla terra.
La ragazzina comincia a saltare dalla felicità e don Luca sente nascere una preghiera grata nel cuore.
“È Pasqua don Luca! Ora è veramente Pasqua!” urla felice Giulia.